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L'attesa, vita lenta che scorre piena | "Il filo rosso" di Evelyn Zappimbulso

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

26
MAR
2019

La fretta deriva dal latino fregare e in realtà ci frega sempre. Per scansarla c’è una sola, semplice strada: riscoprire l’importanza dell’attesa.

Fretta e attesa sono due soluzioni antitetiche rispetto al difficile rapporto che abbiamo con il tempo. La scelta tocca a noi. Non si può costruire un amore senza saper attendere. E non si può gustare il piacere del bello senza l’attesa.

L’attesa, con il suo valore e anche con il suo piacere, è così diventata una forma di resistenza alla deriva di un mondo consumato e stressato dalla fretta, da una velocità impellente che rischia di farci davvero male. Non solo colpendo il fisico, penso all’accumulo di stress e ansia, ma prendendo a pugni anche la nostra anima, chiudendoci nell’Io e allontanandoci dal Noi per mancanza di tempo.

Abbiamo sempre un buon motivo per andare di fretta, per carità, ma ne abbiamo altrettanti, e di più, per riscoprire l’efficacia e l’utilità della lentezza. Del tempo che non è solo presente, non è solo «ora e subito», ma è innanzitutto profondità, rapporto con la memoria e slancio verso il futuro, il sogno, l’immaginazione. Un tempo con un prima, un durante e un dopo, e non circolare, ovvero avvitato solo sul presente: un tempo lineare, come insegna la tradizione e la dottrina cristiana.

E qui veniamo all’alternativa dell’attesa. Un amore, dall’amicizia alla famiglia, da un fratello, anche quello che facciamo fatica a vedere con le sue debolezze e con le sue miserie, a un compagno di studi o di lavoro, non può maturare ed evolvere nella direzione giusta senza il necessario tempo dell’attesa. Compreso il batticuore dell’incertezza di essere o meno corrisposti nel nostro sentimento.

Un’opera d’arte, un qualsiasi capolavoro, tutto ciò che esprime il Bello, dal paesaggio reale a quello di un quadro antico, da un lavoro di Caravaggio a un’opera di Andy Warhol, non può essere assaporato fino in fondo senza la capacità di avere il tempo per ammirare. Il tempo nel quale la bellezza espressa dal lavoro dell’artista, e ancora di più dalla mano maestra della Natura, si espande e ci avvolge.

Per il popolo dei cristiani, in uno dei momenti più solenni della messa, alla formula Mistero della fede, pronunciata dal sacerdote, i fedeli rispondono così: «Annunciamo la tua morte, Signore. Proclamiamo la tua resurrezione, nell’attesa della tua venuta». L’attesa del cristiano è l’ottimismo del tempo lungo e lineare, la certezza di un Dopo nel quale speriamo di ritrovarci nel posto giusto. L’attesa, in questo percorso, è azione per conquistare la meta, il Paradiso, grazie a vita giusta e responsabile in terra: è un architrave sul quale poggia il dono della fede. Ma è un architrave fondamentale, uno stile di vita, un metodo, anche per chi non si considera credente.

Laica o religiosa, millenaristica o metafisica, la storia della letteratura è attraversata da innumerevoli specie di attesa. Ha dato forma anche ai propri luoghi deputati, come il Purgatorio, “sala d’attesa” del Paradiso, ma anche “inferno a tempo”, “luogo dei medi” dove l’anima individuale fa esperienza di una condizione di sospensione, di mancato pronunciamento del giudizio divino, che rischia di prolungarsi all’infinito. La letteratura romantica ne rielabora radicalmente il concetto, ponendolo al centro della propria immagine dell’uomo; eppure, dell’attesa non pronuncia quasi mai il nome: il campo semantico che a essa fa riferimento si consolida attraverso i motivi, variati all’infinito, dell’abitudine o della leopardiana “capacità di assuefazione”, della noia e della speranza. 

Si pensi al Sabato del villaggio del nostro Leopardi, dove il giorno che precede la noiosa domenica, giorno d’attesa per antonomasia per la donzelletta, è percepito dal poeta come più gioioso dell’ora che si attende. 

Che sia il sereno dopo il temporale, la risposta a una domanda, la guarigione dopo la malattia, la pace dopo il tormento, l’esito dopo un esame, il ritorno dopo la partenza, l’attesa è vita lenta che scorre piena e va elogiata. “Attendere" significa rivolgere l'animo verso qualcosa che vogliamo, con desiderio, dolore e amore e poi ottenerlo. 



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